Ho visto il film incuriosita dal commento positivo che ne fa il teologo Lorizio in risposta ad una domanda su di esso posta da un lettore di Famiglia Cristiana.
E ho constatato che si tratta di un film molto profondo, amaramente divertente e soprattutto sorprendentemente attuale, che prende le mosse da una domanda: cosa succede quando la scienza mette in guardia su pericoli certi o molto probabili, e viene irrisa?
La trama di Don’t look è molto semplice: una dottoranda in astronomia scopre l’esistenza di una cometa gigante che, nel giro di sei mesi e quattordici giorni, colpirà la Terra, distruggendola, con una probabilità pari al 99,78 per cento.
Nonostante la scoperta devastante, terrificante, tragica e chi più ne ha più ne metta , la reazione della politica, del circo mediatico ‘a misura di consumatore’ è pressoché nulla. Si decide di “attendere e accertarsi” come se questa fosse una delle tante notizie, dei fatti che giorno dopo giorno vengono dati, assimilati e digeriti.
Partiamo dal tema enunciato in modo molto preciso dal titolo: Don’t look up, “non guardate in alto”. Invitare a non alzare lo sguardo significa negare l’evidenza dei fatti. Il cuore del film è proprio questo: il dottor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) e la dott.ssa Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) scoprono la presenza di una stella cometa che sta per abbattersi sul nostro pianeta distruggendo ogni forma di vita, ma nessuno vuole crederci. Il problema della verità è che a volte può essere troppo cruda fino a diventare inaccettabile. Fa paura e può diventare una colpa per chi ha il coraggio di sostenerla. Il male non è il contenuto della notizia, non sono i fatti, ma chi li sostiene. La recente pandemia ha in parte mostrato questo meccanismo.
Questo schema di chiusura mentale diventa uno strumento su cui fanno leva i media e la politica per coltivare i propri interessi. Don’t look up esprime la sua carica satirica proprio nella figura di Janie Orlean, il Presidente degli Stati Uniti interpretato da una strepitosa ed esilarante Meryl Streep che è interessata più a nomine governative improbabili e scandaletti sessuali che al rischio della fine del mondo.
Don’t Look Up è una critica aspra e cinica a una classe politica colpevolmente incompetente e inadeguata spesso asservita a interessi economici spietati, che mettono a rischio la vita stessi dei cittadini per un profitto economico di cui beneficia solo una ristretta cerchia di persone.
Don’t Look Up è anche una critica aspra ,cinica e spietata a un sistema di informazione sempre più incline al mascheramento della verità sotto l’inganno dell’intrattenimento leggero, senza pensieri, in cerca solo di audience, attento alla spettacolarizzazione delle notizie, piuttosto che alla ricerca della verità: un modo per sminuirne la gravità. La disinvoltura dei superficiali, il loro orgoglio per la propria stessa insipienza sono poi la ciliegina sulla torta di un film caratterizzato da comicità, satira e critica raffinate.
Adam McKay, sceneggiatore e regista del film, ci regala un lavoro straordinariamente curato. Ogni singolo dettaglio ha la sua importanza, tutto contribuisce a creare un senso di alienazione, spaesamento e stridore fra il buon senso e ciò che vediamo nello schermo.
Si tratta a chiare lettere di una riflessione sulla società dell’apparire, sul desiderio di essere qualcun altro e sul consumismo sfrenato.
Già il titolo del film è uno slogan politico, un inno al distogliere lo sguardo dalle realtà scomode. Il pericolo dell’asteroide e il modo in cui diverse fasce di popolazione e di poteri reagiscono ad esso può essere visto come una metafora della pandemia da Covid-19 o del riscaldamento globale, del modo in cui questi problemi vengono presi talvolta con leggerezza. Se proviamo a guardare Don’t Look Up pensando che il film parli di Covid o di riscaldamento globale, noteremo un’impressionante serie di analogie. La frase che fa da sottotitolo “Basato su fatti realmente possibili” si riferisce proprio a questo: per quanto la storia sia fantascientifica e piuttosto improbabile, le reazioni delle persone che vediamo in Don’t Look Up sono “realmente possibili”.
Un altro dettaglio molto importante è il ruolo di Mindy e Dibiasky: i due scienziati reagiscano in modo spropositato, in preda al panico, quando invece chiunque altro mantiene una gran calma anche dopo aver scoperto che rischia di morire. Come mai? Ci si sente vicini a questi due eroi solitari di una storia di fantascienza in cui è evidente che “i buoni” bistrattati sono loro.
I protagonisti sono gli unici ad avere una visione corretta di ciò che avviene, come noi spettatori. In un gioco di scambio di ruoli, Mindy e Dibiasky siamo noi. I loro dubbi, il loro sgomento, sono i nostri.
Ma, mentre il potere fugge, alcune persone vivono un momento di riconciliazione, di gratitudine e di preghiera. Mi ha colpita emotivamente la preghiera del giovane compagno della protagonista, nella quale ho letto il messaggio attualissimo del film: “ Caro Padre e Creatore onnipotente, stasera chiediamo la tua grazia, nonostante il nostro orgoglio, il tuo perdono, nonostante i nostri dubbi; soprattutto, Signore, chiediamo che il tuo amore ci dia conforto in questi tempi bui per affrontare qualunque cosa accada con il coraggio e il cuore aperto all’accettazione. Amen”.
Trovo che per essere apprezzato appieno, al di là della satira pungente, questo bellissimo film vada assaporato con grande attenzione, per coglierne tutti i più piccoli particolari, tutti i simboli. L’incredibile cast , la cura per gli effetti speciali e i colpi di scena sono tutti valori aggiunti a un lavoro che coinvolge fino alla fine.